Chiara Bürki, Responsabile dei Servizi di Sicurezza, Berna
Chi sei in poche parole?
Ho 22 anni, sono cresciuto a Schönbühl e ora vivo a Tavel (cantone di Friburgo).
Un fatto che nessuno conosce:
Un anno fa dicevo che non mi sarei mai trasferita nel Cantone di Friburgo. Oggi non rimpiango affatto questa decisione. Il mio cuore, però, appartiene ancora a Berna
Cosa ti ha motivato a lavorare in Protectas?
Sono arrivata sia nel settore della sicurezza che in azienda come persona in fase di riconversione professionale. Questo mi motiva ancora di più, vedendo la fiducia e la responsabilità che mi sono state affidate fin dall’inizio.
La possibilità di acquisire, oltre alla mia esperienza di comando militare, anche un’esperienza nella vita civile e di continuare a svilupparmi attivamente è per me una motivazione centrale.
Apprezzo molto anche la cultura aziendale, il rispetto reciproco e la gentilezza sono una fonte di motivazione aggiuntiva.
Puoi raccontarci i tuoi inizi in Protectas?
Il mio arrivo in Protectas è stato una sfida entusiasmante. Fino a quel momento, prestavo servizio nell’esercito di milizia e ho lavorato un anno in più come candidata sottufficiale di carriera. Solo il passaggio dalla vita militare a quella civile è stato un grande cambiamento.
In Protectas, ho dovuto imparare il lavoro quotidiano di un agente di sicurezza industriale, mentre avevo la responsabilità di guidare una squadra e di creare un servizio conforme alle aspettative aziendali.
Fortunatamente, non mi sono mai sentita sopraffatta, perché ho sempre potuto contare sul supporto dei miei colleghi e superiori.
Di cosa sei responsabile ora?
Il mio ruolo è molto vario. Trascorro circa il 60% del mio tempo in servizio operativo, a contatto diretto con il cliente. A questo si aggiunge una parte importante di lavoro amministrativo. Non pianifico da sola i turni degli agenti, ma collaboro strettamente con il pianificatore del team.
Una parte importante del mio lavoro consiste nel garantire che il mio team rispetti le direttive del cliente e quelle di Protectas. Mi assicuro anche che il lavoro svolto soddisfi le aspettative di entrambe le parti.
Sono il collegamento tra i miei agenti, il cliente e la mia gerarchia. Comunicazione e coordinazione sono quindi essenziali.
In sintesi, la mia funzione è molto diversificata e implica uno scambio costante con il team, il cliente e i superiori.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
La combinazione tra lavoro operativo e amministrativo rende le mie giornate molto varie. Inoltre, sono quotidianamente in contatto con diverse entità (cliente, team, gerarchia), il che aggiunge ulteriore varietà. Apprezzo molto questa diversità, perché evita la monotonia.
Mi piace anche la possibilità di acquisire preziose competenze di leadership nel mondo civile. La responsabilità legata al mio ruolo mi motiva e rende il mio lavoro appassionante.
Qual è la tua sfida più grande e come la affronti?
Già durante il servizio militare, ho notato che mi è difficile prendermi delle pause consapevoli, delegare alcuni compiti o accettare una soluzione che non sia perfetta al 100% (principio di Pareto). Questa tendenza è proseguita nella mia vita professionale civile e rappresenta talvolta la mia sfida più grande.
Spesso sento il bisogno di completare i compiti lo stesso giorno, anche quando non è realistico. Quando mi rimangono cose da fare, faccio fatica a “staccare” una volta a casa.
Sono consapevole di questo schema e lavoro attivamente per gestire meglio queste situazioni e concedermi delle pause mentali.
Qual è il valore che le parla di più e perché? (Integrità, Vigilanza, Serviabilità)
Il mio obiettivo è incarnare tutti e tre i valori e trasmetterli al mio team. A mio avviso, costituiscono la base del nostro mestiere.
Ma se dovessi sceglierne uno, sceglierei la serviabilità. Sono convinta che un team funzioni meglio quando ci si aiuta a vicenda – questo richiede la disponibilità e lo spirito di squadra di ciascuno.
Come vivi il fatto di essere donna nel tuo mestiere?
Come donna, spesso si ha l’impressione di dover dimostrare qualcosa. All’inizio avevo paura di non essere presa sul serio a causa del mio genere e della mia giovane età.
Ma questa paura si è rivelata del tutto infondata. Da un lato, ho potuto contare fin da subito sul pieno supporto dei miei superiori. Dall’altro, il mio team non mi ha mai fatto sentire che il mio genere mi rendesse una caposquadra meno valida.
Nelle discussioni, non sono mai stata ridotta al mio sesso, si parla alla pari, uomo o donna.
Che consiglio darebbe alle donne che vogliono lavorare nel settore della sicurezza?
Guidare o lavorare in un team prevalentemente maschile può essere intimidatorio. È normale avere paura o sentirsi insicure all’inizio.
Ma dico a tutte le donne: non lasciatevi intimidire.
Che un agente o una caposquadra sia considerato/a competente dipende da molti fattori – ma il genere non è tra questi.
Le donne hanno il loro posto ovunque, se sei pronta, lo è anche il ruolo!
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